Lo spazio bianco

“Quel che si scrive con fatica si legge con facilità” sosteneva Vladimir Nabokov. La fatica è superiore quando si scrive per il web, per effetto di alcuni vincoli che caratterizzano questo medium tecnologico. Molti esperti di scrittura professionale hanno individuato alcuni limiti visivi che impongono degli adattamenti alla strutturazione di un testo destinato alla pubblicazione online.

Ma da queste limitazioni prende vita un protagonista inedito della scrittura: lo spazio bianco.

A causa della difficoltà di lettura sullo schermo, un testo su monitor deve comparire gradevole all’occhio e per risultare gradevole deve essere visivamente vario: testo organizzato in piccoli blocchi, titoli e sottotitoli in evidenza, link sottolineati.

Sui testi tradizionali lo spazio bianco è sempre stato sacrificato, un po’ per convenzione e un po’ a causa del costo della carta. È sul web che lo spazio bianco trova la sua redenzione, diventando inaspettatamente una nuova risorsa.

L’occhio umano, così come la mente, percepisce prima la forma complessiva delle parole e solo in seguito si sofferma sul contenuto. È evidente che un testo che si presenta come un grosso blocco senza spazi interni o laterali, viene percepito prima di tutto come un rettangolo, statico e uniforme.
Decisamente poco attraente!

L’occhio invece è attratto dalle parole libere, dai cambi di forma e da piccoli sobbalzi, che si trasformano in appigli a cui agganciarsi mentre scorre da una parte di testo all’altra.

Più spazio bianco significa anche che viene presentata meno informazione e questo ha due importanti conseguenze: la prima è che si avverte l’assenza di ciò che viene tralasciato e la seconda è che si apprezzano maggiormente le poche informazioni di cui si dispone.

Ecco dunque lo spazio bianco che da assenza diventa presenza, acquista vita e stuzzica la curiosità  del suo lettore. Diviene un alleato fondamentale nel web writing perché crea spazi e tempi inediti, incuriosisce il lettore e lo stimola a proseguire la lettura.

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