Tenere un corso online, esperienze e consigli

Il 10 dicembre 2020 ho avuto il piacere, insieme ad Alberto Acerbis, di tenere la seconda edizione del nostro corso sul tema DDD e CQRS+ES attraverso la prolifica Avanscoperta, azienda capitanata da Alberto Brandolini.

Il corso era stato concepito per essere proposto dal vivo e su due giorni pieni, ma per i motivi contingenti del 2020, lo abbiamo riconfigurato affinché fosse da remoto. Questo post vuole raccontare le scelte che abbiamo fatto e condividere le mie personali lezioni imparate da queste due fantastiche esperienze.

Mezze giornate, non di più

La prima modifica importante che abbiamo apportato è stata dividere il corso in quattro mezze giornate, perché, sia per esperienze personali che per quelle condivise da Avanscoperta trascorrere un’intera giornata davanti al monitor, seguendo con concentrazione argomenti non proprio leggeri, sarebbe stato troppo impegnativo per gli iscritti. Quello che ho riscontrato, come partecipante a corsi in Italia ed all’estero, è che la differenza di ­concentrazione richiesta tra un giorno dal vivo e mezza giornata da remoto è abissale. Incredibilmente, trascorrere quattro ore seguendo il docente che parla, vedendo magari solo le sue slide, richiede uno sforzo non banale. È sufficiente dimenticarsi di silenziare il cellulare, chiudere la chat aziendale o il client di posta ed in un attimo si è distratti perdendo parte della spiegazione. Inoltre, trovandomi da solo nel mio studio a seguire il corso, se il docente non varia spesso il modo di condurre la lezione (i.e.: interruzioni, domande), mi capita anche di partire con altri pensieri e “risvegliarmi” cinque minuti dopo.

Le mezze giornate permettono poi di non togliere troppo tempo continuativo al lavoro e ragionare altresì sui concetti visti durante il corso. Abbiamo anche organizzato le giornate prima e dopo il fine settimana (i.e.: giovedì, venerdì, lunedì e martedì) per permettere alle persone di ragionare con più calma sulle prime due giornate ed avere un confronto più proficuo il lunedì successivo.

Ultimo accorgimento adottato, è stato usare la mattina anziché il pomeriggio; nella prima edizione avevamo optato per il pomeriggio, ma i feedback erano stati unanimi nell’evidenziare che avrebbero preferito la mattina per disponibilità di “risorse mentali”.

Pause, pause, pause

A differenza di un corso dal vivo, come scritto in precedenza, quello remoto richiede molta più concentrazione, pertanto è essenziale aumentare il numero di pause anche se brevi; il consiglio è almeno cinque minuti ogni ora più una pausa più lunga (un quarto d’ora è sufficiente) a metà mattina. Attenzione però che il solo fare pausa non è ottimale, il docente dovrebbe cercare di far sì che i partecipanti si alzino dalla sedia e si muovano un po’. Il solo gesto di alzarsi dalla sedia aumenta l’assimilazione di ossigeno che ci aiuta a pensare meglio ed anche a “svegliarci” un po’. Un corso, che mi è piaciuto molto, che affronta questi temi fornendo molteplici tecniche per rendere l’apprendimento più efficace, è “Training from the BACK of the room”.

Puntualità e rispetto dei tempi

Altro aspetto importante di un corso da remoto è la puntualità e il far rispettare i tempi. Se dal vivo i piccoli ritardi possono essere gestiti e assorbiti senza troppi problemi, non si riesce ad avere lo stesso risultato da remoto, diventa quindi essenziale che siano programmati anticipatamente. Per il rispetto del tempo, torna molto utile condividere lo schermo con un timer come, per esempio, BigTimer.

Tempo per rispondere

Un aspetto su cui gli organizzatori di Avanscoperta ci hanno, a ragione, sensibilizzato è quella di dare più tempo ai partecipanti per rispondere alle domande. Da remoto, quando si chiede “tutto chiaro? Ci sono domande?” non si può aspettare tre secondi e poi proseguire con l’argomento successivo. È importante dare più tempo, perché oltre a tenere in considerazione, banalmente, il tempo di riattivazione del microfono, rispetto ad una classe dal vivo, non si ha la visione complessiva delle persone nella stanza (Zoom, per esempio, mostra in una volta solo i primi cinque o sei partecipanti) e pertanto non si riesce a capire “al volo” se qualcuno sta riflettendo per porre la domanda, è titubante e possiamo quindi aiutarlo a superare l’incertezza o semplicemente è tutto chiaro e si può proseguire con l’argomento successivo.

Socializzare

Nota dolente, a mio parere, è la fase di socializzazione durante un corso di questo tipo. Una parte che ritengo estremamente di valore è il conoscere altri professionisti con cui potersi confrontare sui più svariati temi o, semplicemente, conoscere persone veramente interessanti (e posso garantire che ai corsi organizzati da Avanscoperta non si rimane mai a bocca asciutta sotto questo aspetto).

Di conseguenza il corso remoto limita le interazioni tra le persone e, per mia esperienza, si va a perdere un po’ di quel coinvolgimento che si genera ad essere circondati da altre persone attive in una discussione. È ancora più importante quindi, all’inizio della prima giornata, fare un giro di presentazioni per rompere il ghiaccio tra i partecipanti.

Una soluzione che ha mitigato questo aspetto è stato l’uso delle breakout room per fare esercizi di gruppo, il lavorare insieme ed il confronto obbligato ha permesso di abbattere la barriera e già dopo la prima sessione si percepiva il cambiamento.

Lo strumento non è da sottovalutare

Lo strumento di video conferenza ha un ruolo determinante per la buona riuscita del corso, deve essere semplice da usare ed immediato poter intervenire con una domanda. Altro aspetto importante è la gestione dei gruppi di lavoro, i partecipanti devono facilmente poter richiedere supporto, deve essere semplice inviare messaggi a tutti i gruppi per comunicazioni generali e poter entrare ed uscire dagli stessi con rapidità.

Stress più alto per il trainer

Non vedere tutte le persone presenti in aula contemporaneamente ed un linguaggio del corpo parziale (solo il viso), non permette di capire se qualcuno ha delle difficoltà o dubbi e ne consegue che è molto più difficile comprendere se serve soffermarsi di più sul tema, ripetere un concetto o semplicemente avviare un confronto (che portano sempre moltissimo valore).

Si aggiunge anche che, per gli stessi motivi sopra citati, lo stress per chi spiega è molto più alto. Da questo lato della “barricata” serve molta più concentrazione e recuperare un errore può essere più difficile (i.e.: andare lunghi sui tempi programmati o rendersi conto di aver dato una risposta non esaustiva).

Per concludere, per chi volesse scoprire i dettagli del corso, riporto i link al video di presentazione ed al talk tenuto quest’anno su un argomento trattato nello stesso.

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